Luisella Fiumi - Come donna zero (2024)
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Che cosa ci si aspetta da una donna? A Luisella è molto chiaro che cosa ci si aspetti da lei. Dev’essere moglie, figlia, madre, padrona di casa. Sé stessa, insomma, ma sempre in relazione a qualcun altro. Primo fra tutti il Bosi, al secolo Gaetano Tumiati, il marito perfetto di una moglie imperfetta che ha scartato decine di donne per scegliere lei. Il Bosi che non si dispiace dell’intelligenza della moglie, purché questa non mini le sue verità assolute. Il Bosi a cui piace avere accanto una donna con una propria dimensione lavorativa, se questa non implica ritardi o inefficienza nella gestione casalinga. Nella vita di Luisella non mancano una madre dalle certezze granitiche e dai poderosi slanci, una donna piena di preconcetti e di incoerenze, che ha ritenuto opportuno sconsigliare al Bosi di sposarla. E due figlie gemelle, ovattate e allegre, impegnate e ribelli, educate con le migliori intenzioni e contro tutte le avvertenze degli psicologi. Pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1974, questo “furibondo memoriale” potrebbe essere stato scritto oggi. Per quella tensione tra l’essere una brava moglie, una buona madre e ritagliarsi uno spazio di vita propria; per quel senso di colpa mescolato con uno struggente senso di inadeguatezza. Per quel desiderio imperituro che le giornate terminino per porre fine alle fatiche e che, d’altro canto, durino all’infinito per poter svolgere tutte le incombenze familiari e non. Un libro pungente, ironico, a tratti amaro a tratti dolcissimo, che sotto al sorriso e al racconto dei tic tragicomici di ogni famiglia cela ferite aperte e verità profonde. Non c’è lampada, non c’è poltrona, seggiola che non sia mia. Asciugamano asciutto che, volendo, non diventi mio. E forse, proprio per questo, sono legata alla casa tutta mia, con la catena, di mio vorrei però un paio d’ali grandi e robuste come quelle degli angeli. Per volare via. “Luisella Fiumi con la leggerezza di chi sa dire, raccontare, scrivere cose complicatissime facendo finta che siano lievi come un sorriso, toglie la maschera agli schiavi dei doveri borghesi di quella-questa Italia”.